Secondo una ricerca della Luiss Business School realizzata con il supporto di Amazon, il commercio al dettaglio, tradizionale e online, è caratterizzato da livelli di tassazione tra i più elevati del nostro Paese in relazione al valore aggiunto creato[1]. Nel 2022 i livelli di tassazione in questo settore si sono attestati in media intorno al 20%, con un valore leggermente superiore per l'e-commerce (21%) rispetto al retail tradizionale (19%). Inoltre, tra il 2016 e il 2022, il carico fiscale del settore del commercio è aumentato in particolar modo sul commercio online. Lo studio sottolinea anche che il settore del commercio è caratterizzato da bassi margini di profitto operativi, che portano ad una bassa incidenza del carico fiscale in relazione ai ricavi (valore mediano attorno al 3%). La ricerca sottolinea infine il ruolo svolto dagli intermediari digitali che operano nel commercio per effetto delle imposte indirette raccolte.
Lo studio, pubblicato anche da Il Sole 24 Ore, ha puntato ad analizzare il funzionamento del sistema fiscale italiano applicato alle imprese, con l’obiettivo di capire se la pressione fiscale viene applicata in modo uniforme a tutti i settori. L’indagine contiene un’analisi economica e finanziaria che mira a valutare l'incidenza del carico fiscale e ad esaminare gli indicatori principali del bilancio delle prime 3.000 aziende operanti in Italia, classificate per settore di appartenenza.
Dai risultati emerge che, complessivamente, le 50 imprese con il maggiore carico fiscale in Italia hanno contribuito per 3,13 miliardi al bilancio pubblico italiano nel 2022 tra imposte dirette e oneri sociali. In media, ognuna di queste 50 aziende ha versato complessivamente circa 62 milioni di euro di tasse nel 2022.
Come evidenziato in questo articolo pubblicato da Italia Oggi, con un carico di imposte dirette di oltre 321 milioni di euro nel 2022, Amazon risulta essere tra le prime 50 aziende italiane in termini di contributo fiscale complessivo allo Stato. Alla luce dei risultati emersi dalla ricerca e in relazione ai ricavi, le imposte versate da Amazon sono in linea con i valori del settore del commercio al dettaglio.
Ogni anno, infatti, pubblichiamo in modo trasparente i dati sul contributo fiscale complessivo di Amazon in Italia, e nel 2022 (l’anno di riferimento della ricerca) è stato di oltre 1 miliardo e 147 milioni di euro - in crescita del 53% rispetto ai 751 milioni di euro del 2021 -, a fronte di ricavi totali delle attività in Italia 9,4 miliardi di euro (+8% rispetto ai 8,7 miliardi di euro del 2021). Questo dato si suddivide in due parti:
- il totale delle imposte sostenute direttamente è stato di oltre 321 milioni di euro (+24% rispetto ai 258 milioni di euro del 2021). Le tasse versate come datore di lavoro ne costituiscono una parte importante. Tra le altre imposte dirette figurano l'imposta sul reddito delle società, le tasse pagate per l'acquisizione o la costruzione di terreni, la DST (Digital Service Tax) e i dazi sulle importazioni.
- Amazon ha raccolto e versato ulteriori 826 milioni di euro di imposte indirette (+68% rispetto ai 493 milioni di euro del 2021) grazie alla sua attività in Italia. Si tratta di imposte che Amazon raccoglie dai propri clienti, dai dipendenti e da altre terze parti come risultato delle nostre attività commerciali in Italia, e che versa in loro vece. Queste includono l'IVA e le imposte pagate dai dipendenti che vengono trattenute da Amazon. Dal 1° luglio 2021, Amazon raccoglie e versa l'IVA italiana sulle transazioni che coinvolgono venditori esteri. L'IVA viene calcolata da Amazon e riscossa dal cliente al momento del pagamento.
[1] Il valore aggiunto è la misura dell'incremento di valore che si verifica nella produzione e distribuzione di beni e servizi, ovvero la differenza tra il valore della produzione e i costi intermedi.