“Vi preparo un caffè?”. Impossibile rifiutare se a offrirtelo è Santoro, l’inventore di Kamira, macchina per espresso rivoluzionaria e completamente made in Italy. “Quella che prepara l’espresso perfetto,” precisa Nino, 60 anni spalmati su un fisico asciutto, gli occhi verdi da normanno a sottolineare un sorriso ironico, da personaggio pirandelliano. Da queste parti, Santa Teresa di Riva, provincia di Messina, a due passi da Taormina, il caffè non è un semplice break, è una faccenda seria. “Una liturgia,” spiega Nino, da sempre appassionato di questa bevanda che il mondo ci invidia. Una passione trasformata in impresa.

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Nino Santoro, inventore di Kamira

Tutto comincia da un errore

“Ho cominciato a gustare il caffè a 20 anni. Lavoravo in un autogrill e dovevo tenermi sveglio la notte. Non ho più smesso, diventando l’esperto della famiglia nella preparazione,” racconta. “Per anni ho preparato il caffè su una vecchia moka in alluminio: mi usciva cremoso, denso, una delizia.” Poi un pomeriggio, l’imprevisto: “Avevo messo la moka sul fornello e ho ricevuto una telefonata. Sono uscito dimenticandomela sul fuoco.” Un classico: fine del caffè perfetto. “Le ho provate tutte per ricrearlo: ho comprato caffettiere costosissime e macchine per espresso ultramoderne, ma nessuna riusciva a darmi il risultavo sperato.”

Nino non è tipo da arrendersi. “Mi sono detto: se non la trovo in commercio, la costruisco io.” Perito meccanico con il pallino della scienza, allestisce un laboratorio nella terrazza del padre. All’epoca Nino ha un’impresa metalmeccanica che costruisce un apparecchio elettromeccanico di sua invenzione, il conveyor, utilizzato per il trasferimento dei carrelli tra i vari piani dei supermercati. Dopo il lavoro, smonta e rimonta vecchie caffettiere, a cui aggiunge un pezzo di qua, un pezzo di là. Le assembla, le testa, assaggia, niente da fare. Uno dei suoi esperimenti iniziali, addirittura, esplode. Ma Nino non molla. “Ricordai in quei momenti una frase di Einstein: ‘una cosa è impossibile da realizzare fino a quando non arriva uno che non lo sa e la inventa.’”

Foto del team di Kamira, formato da 8 persone in piedi, 6 uomini e 2 donne, tutti sorridenti, inclusi il fondatore Nino Santoro e la sua famiglia.
Foto di ROAR STUDIO

Dietro il successo, la tenacia di un uomo

Finalmente, dopo mesi, la svolta. “È il 17 dicembre 1998, un giovedì,” Nino ricorda con precisione la data e l’ora, le 15:15, un momento magico. “Da ore continuavo nel mio tentativo di ricreare l’espresso perfetto, ma niente. Finché, a un certo punto, ne esce uno buonissimo. Procedo da scienziato e osservo: cos’era successo? La valvola era allentata. Stringo la valvola e il caffè esce così così. La allento di nuovo ed eureka! Ecco il caffè come dico io.”

Nasce il primo prototipo di quella che sarà la Kamira, una specie di moka rovesciata dal design insieme vintage e futuristico. La base, dove viene poggiata la tazzina, funge da caldaia dove l'acqua viene scaldata. In 90 secondi, nemmeno il tempo di chiedere “Con lo zucchero o amaro?”, l’espresso viene erogato, facendo salire l'acqua per un tubo curvo che serve anche da impugnatura. “L’acqua non è spinta dal basso verso l'alto come nelle moka tradizionali, che rischiano di bruciare gli olii profumati che rendono il caffè speciale, bensì dall'alto al basso, come al bar”. Così si ottiene un espresso di qualità usando la semplice polvere da moka, sette grammi a porzione. “Un piacere perfetto al costo di sei centesimi.”

La sfida: trasformare una passione in un’impresa

All’inizio la caffettiera è un piacere personale, da condividere con gli amici che, poco a poco, conquistati dal caffè di Nino, iniziano a chiedere: “Ne costruisci una anche per me?” Poi, nel 2008, subentra la crisi economica. Per la famiglia Santoro non è un buon momento, l’attività di Nino legata al conveyor ha perso spinta, serve un’idea nuova. È in quel momento che si domanda: “E se quest’invenzione diventasse un business?” Il prototipo c’è, il laboratorio anche... detto, fatto: la caffettiera viene battezzata con il nome di ‘Kamira’, dall’unione di ‘kave’, la parola turca per il caffè, e ‘amira’, principessa in arabo. “Un omaggio alle leggende sulla sua origine. Ma più che una principessa è una regina: perché Kamira ha tanti vantaggi,” dice Nino. È ecologica, economica, compatta, un oggetto di design personalizzabile con incisioni a piacere e che funziona su qualsiasi fonte di calore, dal gas all’induzione al ferro da stiro rovesciato (qualora fosse finito il gas!)”.

Una sfida che coinvolge fin da subito tutta la famiglia: Nino, la moglie Antonella e i figli Onofrio, Virginia ed Enrico, con l’aggiunta di Giuseppe Marchese, dinamico responsabile marketing. Iniziano da piccoli negozi e rivenditori locali, ma “per decollare avevamo bisogno di una spinta,” spiega Onofrio, il figlio maggiore. “Volevamo farci conoscere, così nel 2015 abbiamo pensato di rivolgerci ad Amazon.”

Foto di un prototipo di Kamira, piuttosto ossidato, composto da pezzi di varie caffettiere rimontati da Nino Santoro. Questo ha due bocchette per far uscire il caffé e un manico ad arco nella parte superiore.
Foto di ROAR STUDIO
Ci vogliono molti tentative e molti prototipi per arrivare alla macchina perfetta!
Foto di un prototipo vecchio e piuttosto malandato di caffettiera Kamira, composto da pezzi recuperati da altre caffettiere. Una forcella è attaccata al corpo della caffettiera per reggere la tazzina. Sono molto evidenti le saldature fatte a mano - che questo modello vecchiotto sia esploso durante i test?
Foto di ROAR STUDIO
Foto di un prototipo molto essenziale di caffettiera Kamira. Manca quasi del tutto il serbatoio d'acqua, ma la linea a U invertita, il manico e l'erogatore si trovano già nella posizione che sarà quella della macchina finita.
Foto di ROAR STUDIO
Foto di prototipo un po' bruciacchiato di caffettiera Kamira, con manico, collo a U invertita ed erogatore. Vista di lato.
Foto di ROAR STUDIO
Foto di prototipo di caffettiera Kamira ormai molto simile alla versione finale. Si notano il manico e il collo dell'erogatore a U invertita ricoperti di plastica nera, in contrasto con le parti metalliche.
Foto di ROAR STUDIO

Made in Italy e Launchpad: la Sicilia incontra il mondo

È un colpo di fulmine: “Siamo stati inseriti nella vetrina Made in Italy, una finestra sul mercato globale che ci ha permesso di arrivare in ogni angolo del mondo, e in quella di Amazon Handmade, dedicata all’artigianato e ai prodotti fatti a mano. Ora vendiamo a clienti in Germania e Inghilterra, ma anche Australia e Giappone: quasi un 15% in più nel fatturato. Io ormai mi dedico esclusivamente ad Amazon.”

In più, Kamira è entrata a far parte di Launchpad, un programma dedicato alle piccole aziende che lanciano prodotti innovativi. “Abbiamo aderito subito, vista l’enorme visibilità che ne sarebbe derivata,” spiega Onofrio. Launchpad offre ai marchi una vetrina online specifica all’interno del sito di Amazon.it, con la possibilità di caricare video e immagini per presentarsi al meglio: l’obiettivo è aiutare le startup a far conoscere il proprio prodotto. “In più, mi esercito con l’inglese: faccio lunghe chiacchierate con la mia account manager Cecile, da Londra, che ci ha accompagnati per mano in un mondo nuovo e ci ha aiutati a comunicare in modo più efficace.” Launchpad prevede infatti l’affiancamento di una figura professionale dedicata che aiuta gli imprenditori a sfruttare le opportunità di vendita offerte da Amazon.

“Siamo una specie di Davide contro i Golia del settore,” prosegue Nino. “Amazon ci ha fatto da volano, permettendoci di raggiungere tanti nuovi clienti.” Clienti che si organizzano in fan club sui social media, che seguono con entusiasmo le dirette di Nino che spiega i segreti della Kamira e del caffè ideale. “Di Amazon apprezziamo la miscela di velocità, affidabilità e attenzione per il cliente. È come un espresso perfetto, fatto come dico io.”