“Welcome. Working for Refugee Integration” è il progetto con il quale UNHCR Italia favorisce l’inclusione delle persone rifugiate nel mercato del lavoro, promuovendo il coinvolgimento del settore privato in collaborazione con le istituzioni e con le organizzazioni della società civile.

Avviato nel 2017 dall’UNHCR in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, da Confindustria, da Global Compact Network Italia, e dall’Associazione Italiana per la Direzione del Personale (AIDP), il progetto “Welcome. Working for refugee integration” è giunto quest’anno alla sua sesta edizione e si rivolge alle aziende che si sono distinte per aver effettuato nuove assunzioni di beneficiari di protezione internazionale o comunque per aver favorito il loro concreto inserimento lavorativo e sociale.

Anche per il 2023, Amazon ha ottenuto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite il prestigioso riconoscimento grazie alle iniziative volte a favorire l’inserimento lavorativo delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni. Il traguardo raggiunto testimonia come le politiche di diversità, equità e inclusione promosse dall’azienda consentano di offrire a tutti i dipendenti un ambiente di lavoro sempre più accogliente e sicuro.

“In Amazon crediamo fortemente nel ruolo attivo delle aziende per la costruzione di una società sempre più aperta e inclusiva, libera dai pregiudizi e attenta alla necessità di chiunque, specialmente di chi è stato costretto ad abbandonare il proprio Paese a causa di guerre, conflitti e persecuzioni. In quest’ottica, l’integrazione lavorativa di persone richiedenti asilo e beneficiarie di protezione conferma la nostra assunzione di responsabilità nei confronti delle comunità in cui operiamo. Non solo, ci impegniamo soprattutto a costruire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso, in cui ciascuno possa conoscere, comprendere e accogliere l’altro”, commenta Salvatore Iorio, HR Director Amazon Operations in Italia.

Nel 2023, l’azienda ha dato lavoro, presso le sue sedi italiane, a 208 lavoratori beneficiari di richiesta di asilo o protezione, provenienti da 28 Paesi tra cui Ucraina, Nigeria, Iran, El Salvador e Venezuela. Facendo leva sul lavoro come strumento di integrazione, Amazon ha contribuito alla creazione di un percorso di autodeterminazione per quante e quanti scappano dai propri paesi di origine in cerca di un futuro.

Una di loro è Iuliia, 40 anni, di origine ucraina, che insieme alla madre e alla sorella piccola è arrivata in Italia nel 2022, dopo poco dall’inizio dello scoppio della guerra nel suo Paese. Da oltre un anno lavora come operatrice di magazzino presso il Centro di distribuzione Amazon di Passo Corese, dove è assunta a tempo indeterminato: “Qui in Amazon mi sono ambientata bene sin da subito. Tutti i colleghi cercano sempre di farmi sentire a casa: si preoccupano per me, che stia bene e mi senta serena nelle attività di ogni giorno, mi stanno aiutando molto. È un ambiente dinamico che mi piace tanto, il lavoro non è mai uguale e c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Si respira un’atmosfera cosmopolita, in cui il confronto - non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano - è molto vivace. Mi piace lo scambio culturale che ne deriva, in cui si impara dall’altro e che permette in un continuo arricchimento personale”.

In un’occasione così cruciale quale la Giornata Mondiale dei rifugiati, mentre il numero delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni in tutto il mondo continua ad aumentare, il programma di UNHCR ha l’inestimabile valore di sottolineare come l’inclusione lavorativa dei rifugiati rappresenti una soluzione efficace e sostenibile per tutti, dinanzi a una crisi globale senza precedenti.

Il progetto Welcome ha ottenuto quest’anno un incremento dei contratti a tempo indeterminato che passano dal 5% (2022) al 6%, mentre il 91% delle persone assunte ha ottenuto un contratto a tempo determinato. È stato registrato un aumento anche degli inserimenti delle donne rifugiate che passa dal 18% del 2022 al 20% del 2023. UNHCR ha rilevato inoltre che per il 39% delle aziende la partecipazione al progetto ha come motivazione principale “Contribuire a promuovere una società più inclusiva”, mentre il 25% afferma di aver assunto rifugiati perché crede nell’importanza di un “maggiore impegno verso la comunità”.